Corso di Geologia |
Argomento: Stratigrafia
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INDICE
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13.2 - DISCONTINUITÀ DELLA SEDIMENTAZIONE |
Se sulle piattaforme continentali, onde
e correnti agissero in modo costante ed uniforme e se tale uniformità fosse
mantenuta anche nei volumi e nelle dimensioni dei sedimenti apportati, le
piattaforma continentali non sarebbero altro che piatte superfici in
equilibrio. Un aumento dell'apporto dei sedimenti
fluviali indurrebbe un aumento dei volumi di sedimenti ridistribuiti verso il
largo; il fondale marino rimarrebbe una superficie con gradazione tessiturale,
più estesa ma caratterizzata da profondità costante. Il processo di ridistribuzione dei
sedimenti o la non deposizione persisterebbero in tutta l'area fino a quando
non fosse innescato un cambiamento dei fattori di controllo. Se la
granulometria dell'apporto sedimentario fosse omogenea, per dimensioni e peso
specifico delle particelle, il fondale marino sarebbe piatto e orizzontale e la
sua superficie coinciderebbe con il livello di base dell'aggradazione. Se gli
apporti sedimentari fossero eterogenei, la gradazione tessiturale avverrebbe
durante il trasporto, con la deposizione progressiva, dalla foce alla scarpata,
delle sabbie, dei silt e delle peliti e la profondità del fondale aumenterebbe
gradualmente nella stessa direzione. Anche in questo caso, si manterrebbero le
condizioni d'equilibrio, i depositi non aggraderebbero e la profondità del
fondale si manterrebbe costante. La ripresa della sedimentazione avverrebbe
solo se la superficie della piattaforma continentale subsidesse o se si
verificasse una risalita eustatica del livello del mare, che determinerebbe un
abbassamento del livello di base dell'aggradazione. 1l sollevamento tettonico del
fondale marino o una caduta eustatica del livello del mare determinerebbe, al
contrario, una ripresa dell'erosione ad opera delle onde e delle correnti,
provocando la rielaborazione della superficie deposizionale e inducendo
processi di rimobilizzazione dei sedimenti verso acque più profonde. Queste
considerazioni permettono di sostenere che perché si abbia ripresa della
sedimentazione su una piattaforma continentale in equilibrio tra entrate
(apporti) ed uscite (perdite significative ma temporanee di sedimento) occorre
l'intervento di un controllo esterno al sistema, sia esso la subsidenza
tettonica della superficie deposizionale o la risalita eustatica del livello
del mare. Un altro fattore importante è quello
della velocità della sedimentazione, che esprime la velocità con cui s'innalza
l'interfaccia sedimentaria o con cui si abbassa la superficie deposizionale. Alle basse profondità, in condizioni
d'equilibrio, non si può avere ripresa dei processi di aggradazione, senza che
si verifichino contemporaneamente variazioni dei fattori di controllo. Fino ad ora, abbiamo considerato la
situazione che si svilupperebbe negli ambienti neritici, se il moto ondoso e le
correnti marine agissero in modo uniforme ridistribuendo apporti sedimentari
omogenei, fino al raggiungimento di condizioni stazionarie, dove superficie
della piattaforma e livello di base dell'aggradazione venissero a coincidere. Naturalmente, simili condizioni non
esistono in natura. Il livello di base del moto ondoso è zero in condizioni di
mare calmo ma può superare i 100 m, durante le forti mareggiate. Subisce delle
variazioni giornaliere, ma di minima entità, e variazioni stagionali, legate
all'alternanza di periodi di bonaccia e di mare mosso. Le correnti generate
dall'azione dei venti mostrano una spiccata variabilità, determinata dal
prevalere di venti provenienti da diversi quadranti. Poiché il livello base
dell'aggradazione fluttua in modo costante, l'equilibrio perfetto non potrà mai
essere raggiunto su vaste aree e per considerevoli periodi di tempo. Durante le tempeste, questo livello '
si abbassa ed il fondale marino è soggetto a processi di rielaborazione e tende
contemporaneamente ad elevarsi topograficamente. Una pellicola superficiale di
sedimento, i sedimenti di fondo mobile, viene smossa con l'aumentare della
forza delle onde e delle correnti, ma una volta esaurita la mareggiata lo
stesso volume di sedimenti si deposita nuovamente. I sedimenti pelitici,
trasportati in sospensione, si muoveranno alla stessa velocità delle correnti,
ma non il carico di fondo più grossolano, che muovendosi per rotolamento o per
saltazione, rimarrà indietro; tranne rare eccezioni, le correnti di fondo sono
generalmente lente e le masse d'acqua percorrono solo alcune miglia al giorno e
una tempesta "normale" è in grado di spostare il carico di fondo solo
di qualche metro. Una mareggiata che infuria in acque basse può smuovere solo
la coltre sedimentaria più superficiale rimescolando i sedimenti e
ridepositandoli più o meno nella stessa area, ma se l'estensione della
piattaforma è notevole il trasporto netto di sedimento, verso il margine della
piattaforma, è insignificante. Se gli intervalli temporali considerati sono
maggiori, si ha trasporto verso mare di notevoli volumi, ma tempeste successive
spostano il materiale avanti ed indietro lungo una stessa direzione. Occorrono
numerosi piccoli episodi perché i volumi di sedimento siano ridistribuiti sulla
piattaforma, intervallati da fasi di stasi durante i periodi di calma. Nella
piattaforma continentale, i tassi di sedimentazione sono scarsi se non nulli. I
sedimenti lutitici, trasportati in sospensione, decantano dopo alcuni giorni
durante fasi di mare calmo ma sono facilmente rimossi e trasportati più a largo
durante le mareggiate. Per brevi periodi, anche i materiali più grossolani
possono essere trasportati per trazione sul fondo, ma dopo un'intensa
mareggiata tutti i sedimenti saranno spostati in un nuovo sito, andando a
formare per un breve lasso di tempo un nuovo strato. Queste brevi interruzioni
nel record sedimentario, indotte da periodi di non deposizione o di erosione,
sono stati denominati diastemi. Le superfici diastemiche sono rappresentate da
superfici nette e planari, che interrompono la sedimentazione in ambiente
neritico. Anche la fase di deposizione dei
sistemi deposizionali fluviali è altrettanto intermittente. Un fiume nei periodi di piena, trabocca
dal suo alveo depositando ingenti quantità di sabbia e fango nelle piane
esondabili adiacenti. I periodi di piena possono durare per
settimane, ma gli intervalli tra due piene successive sono abbastanza lunghi e
irregolari. II caso del Nilo è quasi eccezionale: qui le piene hanno cadenza
annuale e durano circa due mesi, depositando, in tutta l'area del delta, uno
strato di limo. I fiumi come il Colorado ed il Mississipi sono soggetti a piene eccezionali che si ripetono con intervalli di qualche anno e nelle zone aride, acquazzoni violenti possono provocare piene improvvise che durano qualche ora, interrompendo periodi di magra d'anni. |