APPUNTI DI GEOLOGIA REGIONALE a cura del Prof. Raimondo Catalano


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INDICE
Nota

  11.3.2 - Premesse e Limiti

1)      Questa analisi ammette la  mobilità di placche litosferiche e accetta le ricostruzioni della cinematica delle placche, derivata dall’iniziale insieme di blocchi continentali (Smith e Briden 1977) e l’evoluzione di modelli di anomalie magnetiche lungo i margini di placca in accrescimento (Pitman e Talwani, 1972). Quindi noi cominciamo con un iniziale accoppiamento tra Eurasia, le Americhe e l’Africa (fig. B).

Fig B

2) E con i differenti stadi cinematici della successiva dispersione dei frammenti continentali della Pangea (fig. F). Le difficoltà metodologiche delle procedure di ricostruzione sono state già discusse da Biju-Duval et al., 1977.

 

Fig. F

Tuttavia si nota che dentro la zona Alpina gli errori nella ricostruzione palinspastica sono maggiori di quelli presenti nella ricostruzione palinspastica delle grandi aree continentali. Le differenti ricostruzioni cinematiche per la parte mediterranea della Tetide, (Dewy et al., 1973; Biju-Duval et al., 1977; Laubscher e Bernoulli 1977) riflettono molto lacune nell’informazione e nelle interpretazioni incerte all’interno della megasutura Alpina. Tali interpretazioni sono complicate dall’alloctonia a grande scala delle falde di copertura e del basamento, che cambiano le direzioni dei movimenti tettonici, dal metamorfismo Alpino, dal sollevamento e l’erosione o dal crollo post-orogenico di ampie parti dell’edificio a falde polifase nei bacini di tipo West-Mediterraneo e Pannonico. Sebbene tutti i diversi autori rispettino gli stessi limiti (confini) come definiti dai movimenti superficiali delle grandi masse continentali del Nord-America, Africa ed Eurasia i loro risultati sono altamente divergenti. In contrasto con Dewey et al., (1973), noi crediamo che ci fossero soltanto un limitato numero di frammenti continentali e vie oceaniche (biju Duval et al., 1977; Laubscher e Bernoulli, 1977). La distribuzione attuale delle zone ofiolitiche e delle falde di un basamento continentale alloctono, è secondo noi, dovuta ad una deformazione complessa in oroclini che sono in legati ad una combinazione di una compressione orientale nord-sud e di un movimento laterale destro tra Africa ed Eurasia, durante il Cretaceo sup. ed il Terziario.

3) Poiché l’interpretazione generale delle ofioliti quale resti di una crosta oceanica e di una litosfera tettonicamente posta su margini continentali precedenti, non è generalmente accettata, l’età di formazione di questa crosta oceanica, la vastità e lo schema palinspastico di aree oceaniche precedenti, la loro origine (catena di espansione verso un bacino di retro-arco) e il tempo e il modo della messa in posto tettonica sono in molti casi ancora ambigui. In molti casi, comunque, l’associazione di ofioliti con zone a facies estensive caratterizzate da sequenze di margine continentale di tipo Atlantico, possono costituire un principio guida per la definizione di catene oceaniche e di margini continentali precedenti.

4) I dati sismici e di perforazioni profonde del mare, da margini continentali non deformati costituiscono una base per un’analisi comparativa di margini deformati e non (Bernoulli, 1972; B. et al., 1979; Graciansky et al., 1979). Particolarmente la fascia dei carbonati mesozoici, che possono essere seguiti dal Marocco attraverso la Sicilia, gli Appennini, le unità Sud e Austro-Alpine, i Carpazi interni, le Dinaridi esterne e le Ellenidi fino alla Turchia e più oltre, mostra notevoli analogie con i margini continentali di tipo Atlantico ed è interpretata come il margine meridionale dell’oceano Tetide giurassico-cretacico. L’attuale estensione dei margini continentali (meridionale e settentrionale) della Tetide  e dei maggiori affioramenti ofiolitici e sedimenti oceanici associati è presentata in fig. C.

Fig. C