APPUNTI DI GEOLOGIA REGIONALE a cura del Prof. Raimondo Catalano

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INDICE
Nota

  06.3.3 - U. S. S. esterne geometricamente più alte e dislocate.

Un fronte tettonico ben sviluppato (fig. 6.8b) separa le falde Toscana e di M. Cervarola, più interne e dislocate, dalla unite umbro-marchigiane.

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


a) U. S. S. della falda Toscana.

Queste unità derivano dalla deformazione di un dominio (Bacino Toscano), che occupava una porzione ad Ovest del dominio Umbria-Marche. E’ accettato che la falda Toscana abbia raggiunto la sua presente posizione sovrapponendosi al dominio Apuano (vedi prima) nell’intervallo Miocene inf. (Aquitaniano? – Burdigaliano ) - Tortoniano.

La successione tipica (fig. 6.13) molto simile a quella del bacino Umbro ed è costituita da: (a) più di 1000 m di dolomiti ed evaporiti, le prime sono frequentemente brecciate (Trias sup.); (b) pochi metri a non più di 100 m di calcari e marne grigie e grigioscuro (Livelli a R. contorta, “Portoro” ); (c) Ammonitico rosso, (non più di 60 m); si trova a differenti livelli, che vanno dal Sinemuriano al Pliensbachiano inf.; (d) calcari selciferi e marne (da poche decine di metri a più di 600 m dal Lias medio al Malm inf.): (f) da pochi metri a circa 300 m di calcari selciferi (Maiolica di età del Malm sup. -  Neoconiano); (g) alcune centinaia di metri di argille varicolori e marne (Scaglia rossa), talvolta con selce, spesso con intercalazioni calcarenitiche risedimentate (Cretaceo – Oligocene); (h) sabbie torbiditiche (Macigno, Oligocene sup. – Miocene inf.).

fig. 6.13- Successione del Bacino Toscano.

 

b)      Unità Apuane (o “Autoctono Toscano”).

Le unità Apuane derivano da una parte del dominio Toscano che è considerato come originariamente localizzato in una posizione intermedia tra la falda Toscana e il Bacino Umbria-Marche. Comunque una posizione originale sul lato interno (occidentale) del Paleo-dominio della Falda Toscana non può fino ad ora essere esclusa.

Le rocce di questa unità affiorano a macchia lungo la fascia di circa 200 Km. andando da La Spezia al promontorio dell’Argentario (Fig. 6.9).

Alcune unità possono essere distinte nella parte settentrionale (Unità di Stazzema, Massa, Pania) come nella parte più meridionale di questa zona (Monte Pisano, Elba, Argentario). Esse si formeranno in seguito alla deformazione nel Tortoniana (Nardi, 1976), ma episodi precedenti probabilmente avvennero nel Miocene inf. (Aquitaniano) o Oligocene sup. (Haccard et al. , 1972). La successione, che è spesso mancante della sua parte superiore a causa dell’erosione, è interessata da un metamorfismo di basso grado che si sviluppò dall’Oligocene sup. al Tortoniano. Le unità Apuane sono considerate da alcuni A.A. più o meno radicate poiché appaiono come le unità più profonde degli Appennini. Comunque recenti indagini strutturali indicano che anche l’”autoctono” Toscano è stato deformato e fagliato profondamente e ripetutamente. La successione che copre il basamento Paleozoico (matasedimenti di basso grasso del Paleozoico sup.), è simile a quella della falda Toscana, è piuttosto variabile e consiste di (a) circa 1000 m. di clastiti da continentali a paralici (Verrucano) passanti a circa 600-1000 m. di depositi di piattaforma Carbonatica (“Grezzoni” e “Marmi”) di età Trias  - Lias inf.; (b) circa 600 m. di calcari selciferi (Lias) passati a circa 300 m. di calciseltiti (Marmi Cipollini), del Dogger (in parte equivalenti ai calcari a Posidonia dell’Umbria); (c) circa 300-400 m. di radiolariti varicolore e calcari a crinodi selciferi (Malm - ? Cretaceo inf.); (d) circa 300-400 m. di scisti varicolori di età Cretaceo-Eocene; (e) poche centinaia di metri di quarziti (Pseudomacigno) del Terziario inf. (fig. 6.14).

 

fig. 6.14 - Successione delle Unità Apuane.

 

 

c) U. S. S. di M. Cervarola.

Queste unità, affioranti lungo un fronte arcuato di circa 200 km (Fig. 6.8b), derivano dalla deformazione della parte superiore della successione del dominio Toscano, dal quale è stato separato in vari momenti.

Queste unità consistono di “argille scagliose” passanti verso ‘alto a sabbie e argilliti rosse. Sono sovrascorse sui terreni Oligomiocenici (Marnoso – arenacea) dal dominio Umbria - Marche dal Serravalliano sup. (?) al Tortoniano (Giglia, 1976, 6.13).

L’Appennino settentrionale è un’area di prevalente sedimentazione di piattaforma Carbonatica durante il Trias – Lias e di bacino durante il Giura sup. – Cretaceo ed il Terziario inferiore. E’ evidente una forte attività tettonica nell’Oligocene superiore per le aree più occidentali e dal Miocene superiore (Tortoniano) al Miocene) per le aree più orientali (Umbria – Marche). La deformazione appare più recente procedendo verso l’avanpaese.

Da quelle più esterne vengono distinte le seguenti unità:

 

d)      U. S. S. Umbria – Marche.

Questa unità deriva dalla deformazione di un bacino (bacino umbro) che si sviluppò da una sequenza evaporitica e di piattaforma Carbonatica nel Trias – Giura inf., passante verso il basso a una sequenza continentale – clastica (Verrucano) nota soltanto dai pozzi. La sequenza giurassico – cretacica è data da (a) circa 160-200 m. di calcari selciferi (corniola) a volte con intercalazioni di calcareniti o marne (Lias medio); (b) alcune decine di metri di calcari nodulari e marne (Ammonitico Rosso, Lias sup.), passando lateralmente ad una sequenza marnosa più spessa (Marne del Serrone); (c) calcari pelagici a molluschi (strati a Posidonia, Dogger – Maim); (d) 60-100 m. di calcari selciferi (Scisti ad Aptici, Malm sup.); (e) 100-200 m. di calcari selciferi bianchi (Malm sup. – Cretaceo inf., Maiolica); (f) 10-100 m. di calcari marnosi varicolorie marne (Marne a Fucoidi, Aptiano – Albiano); (g) da 200 a più di 600 m. di calcari da bianchi a rosa e rossi selciferi, (Scaglia, Cenomaniano ad Eocene medio); (h) diversi intervalli stratigrafici (Eocene sup.-Miocene) seguono verso l’alto, caratterizzati da un aumento dell’influsso terrigeno e talvolta raggiungono spessori notevoli (per es. la Marnoso-Arenacea, che può superare i 300-400 m).

Verso Est la sedimentazione si sviluppa in continuità fino al Pliocene, mentre nelle aree più occidentali del bacino è interrotta da una deformazione che avvenne in diverse fasi dal Tortoniano sup. al Pliocene (fig. 6.18 – 6.24).

 

fig. 6.15


fig. 6.16 -  Evoluzione tettonica dell’Appennino tosco-emiliano nel Miocene.

 

 

 

fig. 6.17– Comparazione fra schemi strutturali relativi all’Appennino settentrionale e meridionale (Elter e Scandone, 1980).

 

 

fig. 6.18 -  Carta Strutturale dell’Appennino Umbro-marchigiano.


fig. 6.19


fig. 6.20 - Successione delle Unità Umbro- Marchigiane;

 

fig. 6.21


fig. 6.22a – Sezioni geologiche attraverso l’Appennino centrale dalle aree di catena deformata all’avanpaese adriatico (da Bally et alii, 1986).

 

fig. 6.22b– Appennino emiliano: Fronte della catena, avanfossa, avanpaese (da Bally et alii, 1986).


 

  fig. 6.23  -Stratigrafia schematica, stratigrafia sismica


fig. 6.24a


 

 

fig. 6.24b