Sono
necessarie alcune premesse per permettere al lettore di trovare un riferimento con
la tradizionale nomenclatura delle aree sedimentarie legata al concetto di
geosinclinale. Il comune uso della terminologia antecedente la tettonica a
zolle èstato già
discusso da King (1969a). Dewey e Bird (1970) cercarono di accordare i vecchi
concetti di geosinclinale con quelli della tettonica a zolle mentre Dickinson
(1971a) giunse alla conclusione che «i principi della teoria classica della
geosinclinale chenel
passato avevano giocato un ruolo notevole come strumento per classificare gli
elementi tettonici, apparivano a questo punto ostacoli non necessari per
il pensiero geologico nel futuro». Hsu (1972a) descrisse lo sviluppo della
teoria della geosinclinale e propose di conservare l’uso della nomenclatura
geosin clinalica restringendola alla descrizione dell’ambiente tettonico delle
successioni sedimentarie e rocce loro correlabili che si trovano negli attuali
margini continentali o di zolla.
Sulla base
di queste premesse riteniamo che vadano ribaditi questi concetti.
— La nozione di geosinclinale e le classificazioni relative furono basate su
deduzioni derivate da osservazioni di campagna. Questi concetti si svilupparono
prima delle indagini geofisiche ed oceanografiche. In molti casi i concetti
originari non si accordano con i nuovi dati.
La maggior parte delle orto, mio ed eugeosinclinali della letteratura
precedente sono oggi strutture deformate e completamente distrutte per
successivi piegamenti o processi erosivi e di conseguenza sono relitti
incompleti di bacini più antichi. La vecchia terminologia non differenzia
quindi gli originari bacini rimasti integri dai bacini deformati. Da un punto
di vista pratico tale differenza è essenziale. Sarebbe d’altro canto opportuno,
da un punto di vista concettuale, fare una classificazione indipendente dalle
problematiche relative alla ricostruzione di complesse aree a pieghe. Tale
approccio ci permetterebbe di distinguere i dati reali delle ricostruzioni a
posteriori.
— I concetti fondamentali della geosinclinale elaborati ad esempio da Kay
(1951) e da Auboin (1965) erano fondati sulle ricostruzioni paleogeografiche
che sono spesso difficilmente comparabili con gli esempi attuali di bacini
preservati, come è stato dimostrato da molte sezioni sismiche. Così secondo
alcuni ricercatori una eugeosinclinale dovrebbe comprendere l’intero spettro di
ambienti di un margine attivo attuale inclusi: l’arco insulare, l’arco
vulcanico, i complessi sedimentari di subduzione, l’avanarco, il retroarco ed i
mari marginali. Altri autori vedrebbero nel fondo oceanico con il suo basamento
spilitico, i frequenti seamounts vulcanici e le coperture sedimentarie una
eugeosinclinale o possibilmente una leptogeosinclinale.
— Molto è
stato detto a proposito della somiglianza tra le piattaforme continentali di
tipo Atlantico e le miogeosinclinali (miogeoclinali di Dietz. 1963 e di Dietz e
Holden 1966). Le miogeonclinali sono concettualmente accoppiate alle
eugeosinclinali. Per i margini di tipo Atlantico la coppia può essere ancora
prefigurata se si ammette che il fondo oceanico con i suoi seamounts
rappresenti la eugeosinclinale (o la leptogeosindinale quando la sottile
sequenza sedimentana non è ricoperta da spesse conoidi sottomarine). In
contrasto con questo punto di vista, alcuni autori riconoscono i caratteri di
miogeosinclinale nel lato continentale dei bacini marginali del Pacifico
occidentale.
Si può in sostanza dire che la nomenclatura geosinclinalica è sopravvissuta
alla sua stessa utilizzazione: in ogni caso la conoscenza e la familiarità con
questa terminologia è assolutamente necessaria per poter comprendere sia i
numerosi lavori basati su questi concetti, sia lo sviluppo storico del pensiero
geologico.
Rimane ovviamente il problema della nomenclatura degli antichi bacini,
oggi deformati ed incorporati nelle catene montuose, che sono stati ricostruiti
usando le varie ed a volte azzardate metodologie palinspastiche. Onde evitare
l’introduzione di nuovi termini si potrebbe quindi continuare ad usare il
termine miogeosinclinale per i paleobacini essenzialmente non vulcanici ora
deformati in zone orogeniche. mentre il termine eugeosinclinale dovrebbe, in
ogni caso, essere abbandonato. In futuro gli antichi «domini eugeosinclinalici»
potrebbero essere meglio descritti nel quadro della classificazione dei bacini
qui proposta (eventualmente completata da una classificazione delle aree
sollevate) aggiungendo un prefisso come «paleo» e una definizione delle fasi di
subsidenza.