Corso di Geologia

Argomento: TETTONICA GLOBALE


INDICE


  06.7.1 - Comportamento della Zolla in Subduzione

Quando una zolla sprofonda per effetto della gravità va a giustapporsi alle rocce dell’astenosfera caratterizzate da temperatura notevolmente più alta; tale zolla di riscalda ad una velocità che è funzione della propria conduttività termica. Sulla base di relazioni, definite empiricamente, si osserva che l’aumento di temperatura determina, dopo circa 10 milioni di anni, un comportamento della zolla diverso da quello di un corpo fragile. Gli studi dell’arrivo del primo impulso d’onda dei terremoti in una zolla in subduzione indicano una distribuzione sistematica nello spazio dei meccanismi distensivi e di quelli compressivi (Fig. 114).

La zolla che sprofonda è in stato di compressione, ma la variazione verso il basso della distribuzione locale degli sforzi fa si che in alcune regioni si manifestino sforzi deviatori di tipo tensile.

Quando la litosfera “fredda” va in subduzione, la distribuzione delle isoterme del mantello superiore si modifica. La distribuzione termica ottenuta dai modelli è comparabile con i valori del flusso di calore osservati nei margini di subduzione.

I valori di flusso termico più bassi in assoluto sono stati misurati nelle fosse oceaniche e sul lato esterno dell’arco che borda le fosse stesse (dove si trova il complesso di accrezione); mentre nelle regioni di retroarco e nella parte posteriore (interna) dell’arco magmatico si hanno valori molto più alti.

La corrispondenza areale tra l’aumento di temperatura nell’astenosfera e nella soprastante zona di retroarco fa pensare che il meccanismo di espansione della zolla di retroarco sia probabilmente legato alla presenza di una litosfera indebolita per cause termiche.

L’esistenza di un aumento della temperatura nella “zona di triangolo” che è un’area del mantello delimitata in basso dalla zolla litosferica che sprofonda ed in alto dalla zolla geometricamente sovrastante, sembrerebbe provocata dal calore di frizione e da una risalita dell’astenosfera.

E’ importante ricordare che la distribuzione delle isoterme è sempre ricavata da un determinato modello e non viene stabilita da dati dipendenti.

Fig. 111