02.6 - ANOMALIE MAGNETICHE ED INVERSIONI DI POLARITÀ
Nel 1963 un giovane dottorato di
Cambridge, F. Vine, pubblicò, insieme a H. Matthews, un breve articolo in cui
veniva data una spiegazione delle anomalie (irregolarità) nei valori del campo
magnetico terrestre che erano state registrate nell’Oceano Pacifico qualche
anno prima.
Nel lavoro veniva spiegato che le
anomalie misurate erano causate dall’effetto prodotto da fasce, diversamente
magnetizzate, progressivamente generate dall’espandimento dei fondi oceanici.
Queste fasce avevano fossilizzato, secondo gli A.A., anomalie magnetiche dovute
alle inversioni periodiche della polarità del campo magnetico terrestre (Fig. 17).
La registrazione di continue
inversioni di polarità prodotte dal campo magnetico poteva infatti prodursi su
porzioni di fondo marino progressivamente generato da un processo simile a
quello previsto nel 1960 da Hess.
Fig. 17
Va precisato che fino a quel
momento non si sapeva che il campo magnetico terrestre fosse interessato da
inversioni della sua polarità. Né si era pensato che le anomalie magnetiche
potessero essere collegate con l’esistenza delle dorsali oceaniche.
Il modello concettuale di Vine e
Matthews fu la conferma di questi due fenomeni e trasformò la “geopoesia” di
Hess in una teoria rivoluzionaria.
Studiando sequenze di lave
magnetizzate presenti in diverse parti della Terra venne confermato che il
campo magnetico terrestre subiva inversioni della sua polarità per epoche della
durata di poco meno di un milione di anni. Da qui si sviluppò un’intensa
ricerca che portò alla costruzione (calibrazione) di una scala cronologica
delle inversioni di polarità geomagnetica (A. Cox, R. Doell etc. a Berkeley).
Durante il 1966 fu definitivamente confermato che anomalie magnetiche
alternativamente positive e negative potevano ritrovarsi in successione durante
le misurazioni del campo magnetico terrestre attuale. Queste anomalie erano
disposte parallelamente alle creste di molte dorsali sottomarine. Anomalie che
Vine aveva dimostrato di essere consistenti con il modello dell’espansione dei
fondi oceanici proposto da Hess.
L’importanza di questi sviluppi
nella Ricerca divenne più chiara quando in alcuni lavori tra il 1966 e il 1967
furono resi noti i dati su a) età delle inversioni di polarità nelle successioni
di lave continentali, b) direzione di magnetizzazione nelle rocce carotate nei
fondi oceanici e c) larghezza delle anomalie magnetiche (corrispondenti a fasce
dei fondali magnetizzate) parallele alle dorsali mediooceaniche. Queste tre
differenti caratteristiche variano con rapporti costanti.
Il fatto che questi rapporti
apparissero simili in ogni parte del mondo fu ritenuto una convincente evidenza
che l’espandimento dei fondi oceanici era una teoria capace di costruire un
quadro di riferimento globale per spiegare e predire i fenomeni geologici e
geofisici.
Partendo da questo ed aggiungendo
nuovi dati quali le stime precise delle direzioni e di polarità; tassi di
movimento di vasti settori del guscio esterno (litosfera) della Terra, si
giunse alla formulazione della teoria della tettonica delle zolle che
incorporava sia quella sull’ Espandimento dei Fondi Oceanici che la Deriva dei
Continenti (1968-1970).
Interessante appare la storia
delle tappe dello sviluppo del pensiero e delle relative controversie.