La novità metodologica fu proprio
il concentrarsi delle ricerche in mare e l’abbandono, in un certo senso, dello
studio sui continenti dove erano stati recuperati fino a quel momento i dati
serviti alla Teoria della Deriva.
Lo sviluppo di nuove tecniche e
l’adattamento di quelle precedenti, geologiche e geofisiche, sviluppate nelle
Crociere Oceanografiche produsse infatti un gran numero di informazioni sui
fondi oceanici soprattutto per merito di M. Ewinge B.C. Heezen che riconobbero sotto la
superficie del mare un sistema continuo di dorsali elevate che fasciava tutta
la superficie sommersa (fig. 14). Questa dorsale sottomarina lunga almeno
65.000 Km e larga almeno 1.000 km ricopre un terzo dei fondi oceanici (vedere Approfondimento
a: la faccia sommersa della Terra):
Nell’Atlantico,
lungo la cresta della dorsale fu ritrovata una zona di frattura (Rift valley)
che incide la dorsale con una profondità di qualche chilometro; questa regione
centrale si rivelò successivamente come una zona caratterizzata da uno stato di
tensione. La valle è aperta verso l’alto e si sviluppa parallelamente alle
linee di costa dell’Oceano Atlantico. In termini di deriva dei continenti
poteva questa valle profonda rappresentare un’incisione causata dalla rottura e
dalla separazione dell’originale Pangea?
Molte linee di evidenza
rivelarono che i bacini oceanici erano strutture relativamente recenti della
superficie terrestre essendo la loro età misurabile in centinaia di milioni di
anni e non in miliardi di anni.