Nella
nozione di avanfossa prefériamo includere tanto le strutture della sottostante monoclinale
(pendio regionale) quanto le aree che si estendono, in contropendenza, verso l’avanpaese
(v. per uno schema di nomenclatura fig. 179). Questa classificazione differisce
da quella adottata da Mc Crossan e Porter (1973) che dividono l’avanfossa, come
da noi definita, in bacini cratonici con successioni poco potenti, in gran
parte depositatesi durante periodi di massima trasgressione nella parte
centrale del cratone e bacini epicratonici con potenti prismi sedimentari
depositati lungo le scarpate dell’area centrale del cratone. I due differenti
approcci riflettono la difficoltà a cui si va incontro nel definire sia i
limiti tra l’avanfossa ed il bacino cratonico, sia il loro prolungamento verso
le zone stabili.
Le
avanfosse vengono qui divise in avanfosse impostate su pendii continentali
(monoclinali regionali) con poca o nessuna traccia di tettonica sinsedimentaria
nel basamento sottostante ed avanfosse impostate su di un basamento a volte
fagliato.