Il
riconoscimento nella Sicilia centro-occidentale di un assetto strutturale
profondocaratterizzatodalla sovrapposizione delle unità bacinali
Imeresi e Sicanesu un substrato
costituito da una pila di embrici di piattaforma carbonatica
(Saccensi-Trapanesi e probabilmente Panormidi), a loro volta sovrascorse
sull’attuale avampaese non deformato Ibleo-Pelagiano modifica radicalmente i
precedenti schemi strutturali, i modelli paleogeografici più accettati e
semplifica l’approccio metodologico allo studio della evoluzione della catena
siciliana.
Le indagini
estese al settore orientale siciliano suggeriscono che le strutture prima
indicate si continuano in questa regione con le stesse caratteristiche stratigrafiche
e strutturali.
Questa breve
nota ha lo scopo di introdurre i fondamentali delle conoscenze acquisite più
reecntemente per una maggiore comprensione delle problematiche geologiche
sviluppate più a fondo nella descrizione degli stop e nei contributi specifici
che si accompagnano alla Guida.
07.1 - INTRODUZIONE
Vengono qui illustrati i caratteri principali della struttura e della stratigrafia della Sicilia che sono stati resi noti dagli studi e le ricerche più recenti.
La Sicilia occupa un settore del Mediterraneo centro-occidentale ed é un segmento del sistema alpino che si sviluppa lungo il limite di placca Africa-Europa. Questo segmento di catena collega le Maghrebidi africane con l’Appennino meridionale, attraverso il cuneo di accrezione della Calabria (Fig. 7.1). La catena ed il suo prolungamento sommerso occidentale e settentrionale si estendono dal blocco sardo attraverso la Sicilia, fino al settore ionico-pelagiano ed in parte sono affioranti nel Mar Tirreno centro-meridionale (Fig. 7.5)
Dopo la fase orogenica alpina paleogenica, i movimenti compressivi più importanti di questo settore del Mediterraneo sono legati alla rotazione antioraria del blocco Sardo-Corso, considerato da alcuni autori come un arco vulcanico. La rotazione, che si sviluppó dall'Oligocene superiore al Miocene inferiore, ha portato alla collisione del blocco Sardo-Corso con il margine continentale africano.
La formazione della catena è dovuta alla subduzione verso Ovest della litosfera adriatica ed ionica sotto il blocco Sardo-Corso. Attualmente una subduzione verso ovest sarebbe indicata dall'esistenza di una zona di Benioff, localizzata ad Ovest della Calabria e dell'Appennino meridionale. Questo piano, immergente verso Nord, fino alla profonditá di 400 km, sarebbe in accordo con il vulcanismo calcalcalino delle Isole Eolie. La subduzione e la formazione della catena sarebbero contemporanee con le fasi distensive di tipo retro-arco presenti nel Mar Tirreno.
La struttura dell’edificio tettonico affiorante in Sicilia è qui illustrata da profili geologici profondi che attraversano sia la Sicilia occidentale che quella orientale da nord a sud. Le sezioni geologiche integrano le recenti interpretazioni di parecchi profili sismici a riflessione (AGIP) con i dati stratigrafici, paleomagnetici e strutturali disponibili, e di quellireinterpretati provenienti da pozzi esplorativi. Le unità tettoniche descritte derivano in gran parte dalla deformazione di successioni carbonatiche, bacinali e di piattaforma carbonatica. Le unità litotettoniche risultanti sono presentate secondo la loro posizione geometrica, in sezioni N-S che attraversano l’attuale catena (Fig. 7.2, 7.3). La stratigrafia ed i domini di facies sono riassunti in uno schema generale (Fig. 7.7) che include la Sicilia occidentale ed orientale. La distribuzione delle principali unità litotettoniche ed i loro rapporti tettonici sono illustrati in una carta strutturale della Sicilia (Fig. 7.2, 7.3).
fig. 7.1 - Schema tettonico del Mediterraneo centrale 1) Corsica-Sardegna; 2) Arco Kabilo-Peloritano-Calabro; 3) Unità Appenninico-Maghrebidi e dell'avampaese deformato; 4) avampaese ed avampaese poco deformato; 5) aree in estensione; 6) vulcaniti plio-quaternarie
fig. 7.2
fig. 7.3
fig. 7.4 - Schema strutturale della Sicilia secondo Ogniben (1960)
fig. 7.5
fig. 7.6
fig. 7.7
07.1.1 - Studi Precedenti
Catalano &
D'Argenio (1978, 1982), Catalano et al. (1989 a, con bibliografia), Roure et
al. (1990), Lentini et al. (1995), Giunta (1993), Catalano et al. (1996),
Monaco et al. (1996), Nigro & Renda (1999) hanno descritto la Sicilia
occidentale e centrale come un cuneo embricato di scaglie tettoniche pellicolari
costituite da rocce carbonatiche e silicoclastiche meso-cenozoiche.
Diversi autori
(Broquet, 1970; Catalano & D'Argenio, 1978, 1982; Mascle, 1979; Catalano et
al., 1989) concordano su un'etá Miocene inferiore dell'iniziale trasporto
tettonico nella Sicilia centrale ed occidentale sulla base della datazione dei
depositi sintettonici.
La deformazione
compressiva fu accompagnata dallo sviluppo di bacini di piggy-back coevi
all’interno della catena (Catalano et al., 1989).
Un'indagine
strutturale (Oldow et al., 1990) associataa studi paleomagnetici (Channell et al., 1990), ha confermato, che
durante il Miocene sup.-Pliocene si erano prodotte rotazioni orarie a grande
scala dei corpi di falda, accompagnate da una progressiva variazione della
direzione del trasporto tettonico da quadranti orientali a quadranti
meridionali. Lavori recenti (Catalano et al., 2000a; Catalano et al., 2002)
hanno descritto la Sicilia occidentale sulla base dell’interpretazione di una
fitta rete di linee sismiche. Studi effettuati nella Sicilia orientale hanno
via via descritto una struttura formata dalla sovrapposizione di numerose
scaglie tettoniche sull’avampaese ibleo (Ogniben 1960, Catalano & D'Argenio
1982, Ghisetti & Vezzani 1984, Bianchi et al., 1989, Grasso et al., 1991,
Lentini et al., 1995, Lickorish et al., 1999). La struttura della catena
orientale siciliana, già riconosciuta da Lentini (1983),è stata ulteriormente
illustrata da una sezione profonda N-S (Bianchi et al., 1989) che va dai Monti
Nebrodi, in Sicilia settentrionale all’avampaese Ibleo. Roure et al., (1990),
usando gli stessi dati di Bianchi et al., (1989) costruiscono una sezione
geologica differente attraverso la Sicilia orientale. Recentemente Bello et
al., (2000), con l’ausilio di numerose sezioni sismiche, hanno illustrato
un’assetto strutturale della Sicilia orientale che appare sostanzialmente
modificato rispetto alle conoscenze precedenti.
07.1.2 - Stratigrafia E Domini Di Facies
L’analisi di facies regionale indica che le successioni che vanno dal Paleozoico-Mesozoico al Paleogene, riconosciute in Sicilia, rappresentano la copertura sedimentaria di distinti domini paleogeografici che si svilupparono nell’oceano tetideo e sul margine continentale africano prima della deformazione. Le successioni del Miocene-Pleistocene invece si depositarono durante la deformazione di questi domini. Le caratteristiche stratigrafiche dei differenti corpi rocciosi, esposti nella catena, sono qui brevemente riassunti per illustrare la carta sinottica di Fig.7.7 (Fig. 7.8-7.12).
Fig.7.8
Fig. 7.9
fig. 7.10
fig. 7.11
fig. 7.12
07.1.2.1 - Le Unità della Tetide
Consistono di
corpi rocciosi derivanti dal cosiddetto Dominio Sicilide (Ogniben, 1960). Le
successioni sedimentarie caratterizzate da carbonati bacinali e calcilutiti
sabbiose del Giurassico superiore- Oligocene (Unità Monte Soro e Argille
variegate Auct.) includono anche successioni torbiditiche dell’Oligocene
sup.-Miocene inf. (Flysch interni) scollati dal loro substrato. Il substrato
originario (crosta oceanica?) non si conosce.
07.1.2.2 - Le Unità Africane
Le successioni
sedimentarie (che adesso formano le prinicipali unità tettoniche) sono
costituite da rocce silico-carbonatiche di mare profondo del Mesozoico- Miocene
inferiore (localmente denominate UnitàImerese e Sicana) e da rocce di piattaforma carbonatica meso-cenozoiche
(PrePanormide, Panormide, Trapanese, Saccense e Ibleo-Pelagiana).
La successione
Imerese è costituita da calcari e radiolariti di mare profondo sottilmente
stratificate del Triassico (Carnico)-Oligocene con intercalazioni dicorpi risedimentati di carbonati di
piattaforma del Giurassico-Eocene. La successione carbonatica è localmente
ricoperta in discordanza da depositi silico-clastici dell’Oligocene
sup.-Miocene inf. (argilliti marnose, arenarie torbiditiche e quarzareniti).
L’intervallo roccioso del Miocene inferiore, localmente conosciuto come Flysch
Numidico, appare spesso scollato dal substrato.
La successione
Sicana è costituita da carbonati di mare profondo del Carnico-Miocene inferiore
seguite da carbonati clastici e marne del Miocene medio. Depositi clastici e
carbonatici di mare profondo del Permiano inferiore-Triassico medio, con
olistoliti di carbonati di mare basso si crede possano rappresentare
l’originario substrato della successione Sicana. Le successioni bacinali
Imerese e Sicana hanno in comune la stessa litofacies alla base, che consiste
di marne e calcari con selce del Triassico superiore (Fm. Mufara e Scillato).
Nella successione Sicana mancano chiaramente i carbonati di mare basso
risedimentati del Giurassico- Eocene e le successioni Numidiche dell’Oligocene
sup.-Miocene inf., che sono le litologie tipiche della sequenza Imerese.
07.1.2.2b - Successioni di piattaforma carbonatica Meso-Cenozoiche
La successione PrePanormide, affiorante nella Sicilia occidentale è costituita da: a) calcari e dolomie di piattaforma carbonatica del Trias-Lias inferiore passanti verso l’alto a depositi giurassici di scarpata-bacino o di piattaforma pelagica; b) calcari torbiditici con selce del Cretaceo inf.-Eocene, seguiti in discordanza da calcari mmarnosi dell’Oligocene - Miocene inf., biocalcareniti glauconitiche con nummuliti, e quarzareniti “numidiche”. Calcari glauconitici di mare basso e marne del Miocene inf.-medio seguono verso l’alto.
La successione Panormide affiora nella Penisola di Capo San Vito, nei Monti di Palermo e nelle Madonie occidentali (Fig. 7.13, 7.14, 7.21, 7.22, 7.30-33). I depositi di piattaforma carbonatica, prevalentemente di scogliera nel Trias sup.-Lias inf. sono ricoperti in onlap da rocce di piattaforma pelagica giurassiche (Rosso Ammonitico) che sono seguiti da calcari di scogliera e di scarpata del Giurassico superiore-Oligocene inf. Calcari di piattaforma aperta del Miocene inf. (localmente conosciuti come “Mischio”) ricoprono in discordanza, a luoghi, il corpo carbonatico mesocenozoico.
La successione Trapanese affiora nella Sicilia occidentale ed è stata attraversata da parecchi pozzi. Calcari e dolomie di piattaforma carbonatica del Trias sup.-Lias inf. sono seguiti da depositi di piattaforma pelagica del Giurassico-Oligocene inf. (Rosso Ammonitico condiffusi dicchi basaltici, croste condensate manganesifere, calcari a calpionelle, marne ad aptici e Scaglia). Biocalcareniti risedimentate e arenarie glauconitiche di piattaforma aperta e costiere (Fm. Calcareniti di Corleone) dell’Oligocene sup.-Miocene inf. ricoprono in discordanza il substrato mesocenozoico.
Le successioni di piattaforma carbonatica che affiorano nell’area di Monte Magaggiaro-Sciacca e sono sepolte nella Sicilia sud-occidentale (nei pozzi dell’area di Castelvetrano-Mazara) sono state descritte nel passato come appartenenti al Dominio Saccense (Catalano & D’Argenio, 1978). La successione Saccense è simile a quella Trapanese eccetto per i depositi di mare basso dell’Oligocene-Miocene inf., ivi rappresentati da depositi di rampa carbonatica. A Monte Genuardo (Figg. 7.3, 7.19), invece, affiora una successione unica. Qui i depositi peritidali del Trias superiore sono seguiti da carbonati di scarpata-bacino del Lias-Miocene inf. (Catalano & D’Argenio, 1982).
fig. 7.13 – La Catena della Sicilia occidentale
La struttura di Capo San Vito
fig. 7.14 – La sezione la cui traccia è indicata sulla carta, mostra la sovrapposizione delle Unità Panormidi su quelle Trapanesi
Fig. 7.15 – Rapporti strutturali e stratigrafia delle coperture mio-plioceniche nell’estremità occidentale della Sicilia
fig. 7.16 – Caratteri dell’assetto strutturale nella Sicilia occidentale. La sezione geosismica (a) (vedi traccia sulla carta) e la relativa interpretazione bilanciata
Fig. 7.17 – La sezione geosismica (b) mostra bene le due fasi della deformazione (Miocene medio e Pliocene)
Fig. 7.18 – Schema strutturale generale e carta delle Unità S.S. nella Sicilia centro-occidentale. Sono indicate le tracce delle sezioni geologiche mostrate.
Fig.7.19
Fig. 7.19bis
Fig. 7.20 – Particolare geosismico della sezione geologica che mostra l’assetto a duplex delle Unità Sicane
Fig. 7.21
Fig. 7.22
07.1.2.2c - Depositi del Serravalliano superiore - Pleistocene
Sia in Sicilia
occidentale che orientale affiorano i depositi terrigeni
serravalliano-tortoniani prevalentemente argillosi e marnosi, che ricoprono in
paraconcordanza la porzione del Miocene inf. delle successioni
Trapanese-Saccense e Sicana, o in discordanza le successioni deformate
Panormide e Imerese e le falde del Flysch Numidico e le Sicilidi. Questa unità
marnoso-sabbiosa è ricoperta in discordanza da conglomerati poligenici
giallo-rossastri, arenarie argillose e marne (Fm Terravecchia, Tortoniano sup.-
Messiniano inf.). Grandi corpi di calcari di scogliera corallina del Messiniano
inferiore poggiano su un substrato sabbioso eroso della Fm. Terravecchia.
Evaporiti messiniane giacciono su una superficie di erosione che taglia gli
strati sottostanti. La successione evaporitica messiniana è prevalentemente
erosa nelle aree settentrionali, affiora estesamente nelle aree meridionali ed
orientali. Le evaporiti sono ricoperte in discordanza dalla ben nota Fm. Trubi
che è caratterizzata da livelli alternati di marne e calcari.
Uno spesso cuneo
sedimentario di rocce prevalentemente clastico-carbonatiche ricopre i trubi sia
in Sicilia occidentale che orientale. Argilliti sabbiose e carbonati di mare
basso del Pliocene sup.-Pleistocene sup. ricoprone le aree occidentali ed
orientali.
07.2 - IL COMPLESSO COLLISIONALE DELLA SICILIA
Tre elementi
caratterizzano il complesso “collisionale” della Sicilia e le adiacenti aree
sommerse (Fig. 7.6).
07.2.1 - L’Avampaese
L'avampaese
affiora in Sicilia sud-orientale (altopiano Ibleo) e continua verso sud
nell'offshore del Canale di Sicilia e verso est nel Mar Ionio (Figg. 7.1 – 7.3).
La copertura sedimentaria autoctona, che ricopre un basamento cristallino
africano, consiste di circa 7 km di carbonati di piattaforma e di
scarpata-bacino del Trias-Lias, di carbonati pelagici del Giurassico-Eocene e
di depositi clastici di piattaforma aperta del Terziario (Fig. 7.4, 7.7 e
Patacca et al., 1979; Lentini, 1983; Bianchi et al., 1989; Antonelli et al.,
1991).
Profili sismici
e dati di sottosuolo evidenziano la presenza di una transizione laterale di
facies tra il dominio ibleo e quello trapanese-saccense nella Sicilia
occidentale (Antonelli et al., 1991).Verso il settore ionico l’avampaese
preserva i caratteri di un antico sistema orientato NNW-SSE di margine
continentale passivo-piana abissale oceanica (Catalano et al., 2000b; Catalano
et al., 2001).
07.2.2 - L’Avanfossa
L'avanfossa,
allineata in senso WNW-ESE (Figg. 7.5, 7.6, 7.19 bis), è una stretta
depressione debolmente deformata (Bacino di Gela), parzialmente sepolta al di
sotto della terminazione frontale del segmento esterno della catena (Sistema di
Gela). Essa si estende dall’altopianoIbleo in terra fino all'offshore meridionale della Sicilia. La
depressione si è formata a partire dal Pliocene superiore come suggerito dalle
analisi biostratigrafiche, ed è collegata alla flessurazione dell'avampaese
dovuta al carico litostatico delle unità sovrascorse. L'avanfossa é riempita da
calcari marnosi pelagici e da argilliti sabbiose del Pliocene -Pleistocene che
ricoprono in discordanza le successioni evaporitiche messiniane.
07.2.3 - La Catena
In Sicilia
affiora una catena complessa di unità embricate, localmente spessa più di 15
km, costituita (dall’interno verso l’esterno) da un elemento “Europeo” (Unità
Peloritane), un elemento Tetideo (Unità Sicilidi) ed un elemento Africano
(Unità Appenninico-Maghrebidi). Ne viene qui illustrato l’assetto strutturale
prendendo in considerazione le caratteristiche dei tre principali settori
geografici della Sicilia lungo i quali la catena si sviluppa.
07.2.3.1 - Sicilia Occidentale
L’edificio tettonico mostra, dal basso:
- un cuneo
spesso 7-8 km di scaglie di piattaforma carbonatica mesocenozoica (Unità
Panormidi, Trapanese-Saccensi);
- un complesso
spesso da 1 a 3 km di rocce carbonati che e clastiche di bacino del Giurassico
sup.- Miocene medio (Unità PrePanormidi) che sovrascorrono le Unità Trapanesi;
- successioni
del Tortoniano sup.-Pleistocene medio che riempiono bacini sintettonici.
Il cuneo
tettonico di piattaforma carbonatica consiste di unità embricate immergenti
verso nord e organizzate in ampie antiformi (Figg. 7.16-7.17). Il cuneo si
estende verso la Sicilia sud-occidentale e culmina nell’affioramento di
Montagna Grande (nei pressi di Calatafimi). Qui i due corpi carbonatici
sovrapposti sono spessi più di 8 km (7.16-7.17). Retroscorrimenti NW-vergenti si
aprono sulla struttura principale di Montagna Grande. L’intero corpo si immerge
sotto il cuneo tettonico Panormide della Penisola di San Vito (Fig. 7.3). L’età
della imbricazione dei differenti alloctoni è circoscritta all’intervallo
Miocene inferiore-medio. Lo scollamento delle coperture cretaceo-mioceniche o
oligo-mioceniche si è probabilmente verificato prima o durante l’imbricazione
delle unità carbonatiche mesozoiche più interne (Prepanormide e Panormide). Le
strutture precedentemente formatesi come l’avampaese del tempo (Unità
Trapanesi-Saccensi) vengono successivamente e progressivamente deformate o
riattivate della tettonica transpressiva durante il Pliocene-Pleistocene
inferiore con grandi strutture di fuori sequenza e raddoppi sia nei carbonati che
nelle coperture post tortoniane.
07.2.3.2 - Sicilia Centro Occidentale
L’area esaminata
si estende dai Monti di Palermo alla regione di Sciacca. E’ il vecchio Western
Sicily Bridge lungo il quale il profilo geologico di Catalano et al. (1978)
illustrava un cuneo tettonico in cui le unità di piattaforma carbonatica si
alternano a quelle di bacino. Questo schema strutturale mai contraddetto dai
lavori successivi (Roure et al., 1990; Lentini et al., 1994), appare fortemente
modificato dalle indagini più recenti (Catalano et al., 1998) che permettono di
riconoscere un settore di catena costituito da una pila di unità di piattaforma
carbonatica (Trapanese-Saccense) spessa almeno 10 km cui si sovrappongono nel
settore settentrionale le Unità Imeresi imbricate e deformate e nel settore
meridionale le Unità Sicane (Catalano et al., 1978). Tra le dorsali di M.
Kumeta e Rocca Busambra i profili sismici rivelano per la prima volta la
presenza di un corpo riflettente attribuibile a depositi bacinali (Catalano et
al., 1998) che si sovrappone sulle unità carbonatiche di piattaforma.
L’orizzonte sepolto trova continuità in affioramento con depositi marnocalcarei
cretaceo-oligocenici affioranti rispettivamente a sud della dorsale di M.
Kumeta e a nord di Rocca Busambra. La continuità fisica tra i cunei tettonici
dei terreni Imerese e Sicano è sepolta in questo basso strutturale. Non esiste
comunque alcun controllo stratigrafico diretto che possa offrire informazioni
sui rapporti originari tra i due domini; sfugge il rapporto geometrico tra le
differenti unità bacinali anche a causa della tettonica post-miocenica che ha
complicato i rapporti strutturali.
L’intero
edificio tettonico è formato dai seguenti livelli strutturali separati da
discontinuità sub-orizzontali a grande scala (Figg. 7.16-7.17).
- il livello
inferiore è un cuneo tettonico spesso da 8 a 9 km di unità embricate costituite
da una successione rocciosa spessa più di 3 km di piattaforma carbonatica dei
domini Panormide, Trapanese e Saccense. Il sistema embricato di piattaforma
carbonatica con vergenza Sud si sviluppa dalla costa Tirrenica alla latitudine
di Sciacca.
- il livello
strutturale intermedio consiste di un insieme di rampe spesse 2-3 km ca.
costituite da carbonati bacinali imeresi e sicani. Tali unità sovrascorrono,
lungo un livello di scollamento debolmente immergente a nord, sulle unità
embricate di piattaforma carbonatica. Le scaglie tettoniche Imeresi
NE-immergenti, con associate pieghe assimetriche sud vergenti, affiorano nella
regione meridionale ed orientale dei Monti di Palermo, dove sovrascorrono sulle
Unità Panormidi (Catalano & Di Maggio, 1996) e sulle Unità Trapanesi. Le
unità embricate Sicane si trovano a sud dell’allineamento Rocca
Busambra-Maranfusa e si estendono fino al limite meridionale dei monti Sicani
nella regione di Ribera (Fig. 7.3). Il corpo sicano è sepolto nella Sicilia
centro-orientale sotto il cuneo di accrezione neogenico-pleistocenico di Gela e
continua verso est dove affiora nell’area di Judica-Scalpello (Sicilia
sud-orientale).
- il livello
superiore è rappresentato da 1) depositi molassici miocenici, evaporiti
messiniane e calcari del Pliocene inf. (Trubi) che appaiono piegati, fagliati e
scollati dal loro substrato; 2) depositi clastico-carbonatici del Pliocene
medio-Pleistocene inf. che colmano ampie depressioni sintettoniche; 3) la falda
di Gela (parte frontale della catena) sovrapposta sia sulle Unità Sicane che
Saccensi nella parte meridionale della Sicilia (Fig.7.19 bis).
07.2.3.3 - Sicilia centro-orientale.
In questa regione compresa tra Termini Imerese ed Eraclea sulla costa meridionale siciliana, le strutture di piattaforma carbonatica affioranti ad occidente (area di Monte Kumeta-Busambra) scompaiono bruscamente (Fig. 7.23) sostituite in superficie da estesi lembi del Flysch Numidico e dai corpi paleozoico-triassici (Fm. Mufara e Fm. Lercara Auct.).
Nuovi dati di sottosuolo confermano invece la presenza delle Unità di piattaforma carbonatica al di sotto della grande antiforme sud-est vergente di embrici di terreni imeresi (affiorante nell’area di Termini Imerese). Miuccio et al. (1988) hanno riconosciuto infatti nel Pozzo Cerda 2 terreni di piattaforma carbonatica e di scogliera assegnate al dominio di facies trapanese.
I terreni paleozoico-triassici costituiscono una coltre molto più estesa di quanto finora noto occupando, tanto in affioramento quanto nel sottosuolo, la regione tra i Monti di Termini Imerese e le Madonie e spingendosia sud dell’allineamento Castronovo-Valledolmo (Fig. 7.23).
Appaiono generalmente ricoperti tettonicamente da cunei deformati del Flysch Numidico ma le vicissitudini successive hanno prodotto dislocazioni interne ai due corpi ed inversioni rispetto alla sovrapposizione originaria. Le coltri triassico-paleozoiche si sovrappongono alle Unità Sicane nell’area di Lercara (Pozzo Roccapalumba). Queste ultime riaffiorano nella regione di Castronuovo-Cammarata e si immergono verso sud ed est al di sotto della Falda di Gela.
L’assetto strutturale è ancora quello di un cuneo di unità di piattaforma carbonaticasu cui poggiano nell’ordine dal basso: a) unità bacinali mesozoico-paleogeniche (Imeresi a nord e Sicane a Sud); b) cunei tettonici oligo-miocenici del Flysch Numidico e coltri di terreni permiano-triassici.
I caratteri strutturali di superficie (grandi antiformi nei terreni sovrastanti, retroscorrimenti e pieghe) sono indotti dalla deformazione post-tortoniana delle sottostanti unità di piattaforma carbonatica.
Fig. 7.23
07.2.3.4 - Sicilia Orientale.
Il Settore compreso tra i Nebrodi e la regione Iblea. L’ipotesi che l’assetto strutturale riconosciuto nel settore occidentale siciliano dovesse proseguire nella Sicilia orientale (Catalano e D’Argenio, 1978) e che le unità di piattaforma carbonatica costituenti l’elemento più significativo della catena fossero presenti anche più a nord della costa settentrionale siciliana (Catalano et al., 1993) trova conferma nel lavoro di Bello et al. (2000).
Si possono distinguere tre livelli strutturali principali nella catena della Sicilia orientale, sovrapposta, secondo i dati magnetometrici e gravimetrici, su un basamento cristallino non deformato immergente verso nord. Tale basamento è profondo 15 km ca. sotto il margine tirrenico e 7 km sotto l’avampaese ibleo (Fig. 7.25, 7.26).
a) il livello inferiore della catena è costituito da rampe sud-vergenti spesse 3-4 km, prevalentemente di piattaforma carbonatica mesocenozoica (Unità Panormide-Trapanese e Iblea p.p.) che sovrascorrono sull’avampaese ibleo.
b) il livello intermedio consiste di un complesso di sottili scaglie tettoniche di carbonati bacinali mesocenozoici (Unità Imeresi a nord e Sicane a sud) poggiante sulla piattaforma carbonatica deformata. Le unità bacinali, sepolte sotto un cuneo spesso 4 km di Unità Sicilidi e Numidiche, affiorano in superficie solo nella dorsale di Monte Judica e Scalpello, dove le unità imbricate Sicane sovrascorrono l’avampaese Ibleo-Pelagiano (Fig. 7.3).
c) il livello strutturale superiore è un cuneo tettonico costituito da unità Sicilidi e Numidiche e dalla falda di Gela, ricoperto dai bacini sintettonici plio-pleistocenici.
Le Unità Sicilidi sembrano essersi messe in posto durante il Miocene inf. sul tetto delle unità più esterne. Il cuneo Sicilide raggiunge spessori maggiori nella Sicilia nord-orientale (Fig. 7.3), dove è preservato in una ampia depressione della catena (Bianchi et al., 1989). Nell’estremità nord-orientale della Sicilia la falda sicilide è sovrascorsa dalle Unità cristalline Peloritane (Fig. 7.3).
La Falda di Gela (Grasso et al., 1991) sovrascorre i suoi sedimenti marini di avampaese del Pliocene superiore (Fig. 7.19 bis). Il suo fronte sommerso si assottiglia nell’offshore della Sicilia meridionale. Il cuneo alloctono è costituito da unità Sicilidi del Creatceo-Eocene, Flysch Numidicomiocenico e rocce clastiche, evaporitiche e carbonatico-marnose del Miocene inf.-Pleistocene inf. piegate e fagliate. La formazione della Falda di Gela cominciò nel Pliocene medio e fu attiva fino al Pleistocene medio, come provato dai depositi di 0.8 Ma coinvolti nella deformazione.
Le unità più alte nella pila tettonica sono i terreni del Flysch Numidico apparentemente scollati dal substrato imerese. Questi corpi terrigeni si continuano verso sud ispessendosi notevolmente in un cuneo che coinvolge, in ripetute imbricazioni, anche i terreni sicilidi e le coperture mioceniche e plioceniche,indicando nel Pliocene inferiore-medio l’età di messa in posto dell’intero corpo che nelle regioni più meridionali è conosciuto come Falda di Gela.
La deformazione interna della piattaforma carbonatica e la sua forte embricazione è certamente posteriore al Tortoniano inferiore (età della sovrapposizione delle unità meso-cenozoiche bacinali) e può essere riferita al Pliocene-Pleistocene inferiore. Le culminazioni delle unità di piattaforma carbonatica mostrano i loro effetti in superficie dove i terreni di copertura (Unità Imeresi, cunei del Flysch Numidico, depositi mio-pliocenici) appaiono dislocati lungo fronti apparentemente rettilinei tra le Madonie ed i Nebrodi (interpretati come linee trascorrenti (Ghisetti e Vezzani, 1984) o piani di taglio ad alto angolo transpressivi (Oldow et al., 1990).
Sul dorso delle unità deformate o in deformazione prendono posto i depositi del Pliocene superiore – Pleistocene inferiore che hanno riempito bacini di piggy back l.s. debolmente deformati successivamente.
Il tetto del cuneo di unità carbonatiche si mantiene ad una profondità compresa tra 1500 e 3000 m nella regione Madonie orientali – Nebrodi e poi si immerge nettamente verso est scomparendo al di sotto delle coperture imeresi e numidiche spesse almeno 5000 m, confermando il motivo strutturale di depressioni e culminazioni delle strutture che si alternano in senso est-ovest per tutta la Sicilia.
Fig. 7.24 e 7.25
Fig. 7.26
Fig. 7.27
Fig. 7.28
Fig. 7.29
Fig. 7.30
07.3 - EVOLUZIONE TETTONICA COMPARATA
La storia tettonica della catena siciliana è quella diuna migrazione essenzialmente continua verso l’avampaese, accompagnata da deformazione di tipo duplex e da una rotazione oraria delle falde.
In seguito alla collisione (subduzione?) del Miocene inferiore del blocco sardo con il margine africano, l’evoluzione del sistema catena-avanfossa iniziò nell’Oligocene sup. con l’imbricazione interna delle Unità Calabre (Peloritani) già deformate e la loro sovrapposizione sul dominio sicilide. Riflettendo la direzione di trasporto, i bacini di avampaese, in cui si depositavano i Flysch dell’Oligocene sup.-Miocene inf, migrarono progressivamente verso est. La deformazione raggiunse dapprima i domini bacinali con crosta oceanica o continentale assottigliata, con lo scollamento dei terreni sicilidi e dei Flysch del Miocene inf., che si misero in posto verso SE, su domini più esterni, formando le unità strutturalmente più elevate della catena. Il loro trasporto è compreso tra il Langhiano e il Tortoniano inferiore, come dimostrato dalle argille sabbiose del Miocene medio, che sigillano il complesso delle falde numidiche e sicilidi già deformate (Fig. 7.36).
Questa prima fase di deformazione coinvolse, durante il Miocene inferiore e medio, le unità carbonatiche bacinali (Imeresi-Sicane) con geometrie di duplex e grande trasporto tettonico (Fig. 7.36). I livelli di scollamento preferenziali furono alla base delle rocce clastiche e carbonatiche permiane, delle marne e dolomie del Trias superiore e delle rocce pelagico-carbonatiche e silico-clastiche torbiditiche del Terziario inferiore.
I sovrascorrimenti profondi scollarono e deformarono le sottostanti successioni rocciosesepolte di piattaforma carbonatica (Fig. 7.36) formando culminazioni assiali e strutture di antiformal stack. L’ispessimento in profondità del substrato di piattaforma carbonatica implicò una reimbricazione ed un raccorciamento interno nella sovrastante pila tettonica di carbonati bacinali, ed anche nei livelli strutturali più alti compensando la loro progressiva deformazione(Fig. 7.36). La maggior parte dei sovrascorrimenti che coinvolsero i corpi di piattaforma carbonatica si formarono durante il Miocene superiore-Pleistocene inferiore. Questa datazione è supportata dall’età dei depositi sintettonici che riempiono i bacini di tipo thrust-top sulla catena in deformazione, e dal coinvolgimento tettonico dei sovrastanti depositi clastici del Pliocene-Pleistocene inf. durante la deformazione tardiva.
Faglie ad alto angolo riconosciute sul terreno indicano che il sovrascorrimento fu accompagnato da movimenti laterali legati ad una transpressione destra che accompagnava le rotazioni orarie del Miocene sup.-Pleistocene inf. Nei settori settentrionalidella catena (zone di hinterland) il substrato già deformato fu eroso e fagliato dopo il Messiniano con faglie normali listriche e di crescita (Agate et al., 1993). L'evento distensivo determinò l'apertura di semigraben che furono progressivamente riempiti da cunei sedimentari clastici. Successivamente i semigraben furono sottoposti ad un'inversione strutturale nell'intervallo compreso tra 2.5 Ma e 1.4Ma. Gli ultimi 500 mila anni sono stati interessati da una forte tettonica verticale di carattere distensivo.
Fig. 7.31
Fig. 7.32
Fig. 7.33
Fig. 7.34 - Sezioni attraverso la Sicilia.
Fig. 7.35
Fig. 7.36
Fig. 7.37 -– Paleogeografia della Sicilia. In particolare sono evidenziati i bacini flyschoidi.
Fig.38 - Modello della tettonica a zolle dell’evoluzione dell’orogenesi Siciliana (e Nord Africa) (Wezel, 1970).
L’autore cerca qui di spiegare l’evoluzione dell’orogenesi siciliana in termini di tettonica delle zolle mostrando esempi di due tipici modelli attualistici, Atlantico e Pacifico. a = crosta continentale; b = crosta oceanica. La sezione inferiore mostra una fase dell’espansione oceanica (spreading) durante il Cretaceo inferiore. Grazie a questo spreading, si sono depositati i differenti “sedimenti oceanici” che ora appaiono incorporati in unità tettoniche sovrapposte. Sono qui indicati come diacroni e sedimentati in differenti parti del bacino oceanico: 1 = rocce vulcaniche basiche sottomarine e radiolariti; 2 = calcari pelagici; 3 = calcari detritici (microbrecce calcaree con strati più o meno gradati); 4 = argilliti silicee e radiolariti. Il flysch di Monte Soro è considerato come un deposito tra zolle di rialzo continentale. La sezione in alto (Miocene inf.) mostra la progressiva chiusura del bacino oceanico grazie alla subduzione, lungo un piano di Benioff, che porterà, nel Miocene medio, alla collisione continentale.
Fig. 7.39
07.4 - PALEOGEOGRAFIA MESOZOICA
La ricostruzione palinspastica dell’attuale edificio strutturale suggerisce una paleogeografia crostale della Sicilia durante il Mesozoico caratterizzata dalla presenza di un’ampia piattaforma carbonatica (rappresentata dai domini Panormide, Trapanese, Saccense ed Ibleo) che si sviluppava sulla crosta continentale africana bordata da un’ampia area bacinale (dove si sviluppavano i domini Sicilide, Imerese e Sicano, Fig. 7.41). Eventi di rifting localmente coinvolsero l’ampio dominio di mare basso a partire dal Trias sup. Le principali strutture distensive sembrano interessare il tetto della piattaforma carbonatica Triassico-Liassica con la formazione di margini e bacini (piattaforma carbonatica pelagica).
Depositi silicoclastici e carbonatici di mare profondo del Permiano-Trias inferiore indicano la presenza in Sicilia di un bacino profondo (Catalano et al., 1991 con bibliografia) che era in comunicazione, verso oriente, con i principali domini Tetidei permiani.
Il collegamento doveva passare attraverso l’attuale Mar Ionio, che separava l’Apulia dal Gondwana Africano fino al Trias inf. (Fig. 7.41). Durante il Giurassico l’area siciliana fu interessata da profonde modificazioni della paleogeografia e variazioni laterali di facies in risposta alla tettonica distensiva, con direzione nord, legata ai movimenti trascorrenti sinistri tra Africa ed Europa(Dewey et al., 1989). Il piegamento ed il fagliamento del multistrato pre-Eocene medio, l’esistenza di megabrecce carbonatiche, troncature profonde e gap regionali al limite Cretaceo-Eocene (Catalano & D'Argenio 1982) correlate da alcune strutture mostrate dalla sismica a riflessione nell’offshore siciliano (Antonelli et al., 1991) suggeriscono che i semigraben e le strutture bacinali del Mesozoico inf.sono state spesso invertite instrutture positive. Questi eventi potrebbero essere inquadrati nei movimenti relativi destri dell’Africa rispetto all’Europa durante il Cretaceo-Paleocene (Dercourt et al., 1986). Nuovi dati recenti dall’adiacente regione Ionica-Pelagiana (Catalano et al., 2000b; Catalano et al., 2001) sono particolarmente importanti per comprendere la storia di quest’area nel Mesozoico inf. L’attuale posizione dell’Oceano Ionico con trend SE-NW e la paleogeografia Mesozoica della Sicilia e dell’Appennino meridionale suggeriscono che la crosta oceanica poteva continuare verso WNW (Fig. 7.42), come già illustrato da Catalano et al. (2001). Tale regione potrebbe essere stata il luogo dei depositi più interni (Sicilidi) per primi sovrascorsi sul margine continentale Africano (Fig. 7.42).
Fig. 7.40
Fig. 7.41
Fig. 7.42
Fig. 7.43
Fig. 7.44
Fig. 7.45 e Fig. 7.46
Fig. 7.47
Fig. 7.48
Fig. 7.49
Fig. 7.50
Fig. 7.51 – Schema della convergenza Africa-Europa dall’Arco Calabro-Peloritano verso l’avampaese africano.
07.5 - CONCLUSIONI
La struttura
della Sicilia consiste di un cuneo di accrezione carbonatico, principalmente
costituito da unità carbonatiche bacinali mesocenozoiche, sovrapposto su un
cuneo tettonico spesso 8 km di piattaforma carbonatica, che è a sua volta scollato
da un basamento cristallino non deformato. Sia la geometria delle imbricazioni
che la deformazione interna delle unità originarie suggeriscono un’evoluzione
tettonica dovuta ad una combinazione di underplating e rotazioni delle unità
tettoniche verso l’avampaese Pelagiano. La cronologia della deformazione è
compresa tra il Miocene inf. ed il Pleistocene inf.-medio. Il progressivo
scollamento delle unità carbonatiche bacinali mesocenozoiche più interne ed il
loro trasporto sulle unità esterne avvenne durante il Miocene inf.-sup. Lo
scollamento della piattaforma carbonatica dal suo basamento ed il suo
raddoppio, così come la reimbricazione ed il raccorciamento delle sovrastanti
scaglie tettoniche bacinali si ebbero durante il Miocene sup.-Pleistocene inf.-medio.
Questi eventi sembrano legati alla tettonica transpressiva accompagnata da
rotazioni orarie delle unità tettoniche. La ricostruzione palinspastica del
cuneo tettonico suggerisce che i domini originari Imerese e Sicano stavano in
una posizione paleogeografica più interna rispetto alla piattaforma carbonatica
durante il Triassico-Giurassico. Questa ricostruzione è in accordo con il
modello di una piattaforma carbonatica triassica interessata da rifting ,
attaccata al cratone africano, ed irregolarmente bordata da un ampio dominio
bacinale.
07.6 - BIBLIOGRAFIA GENERALE
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